TuttoRock intervista Riki Cellini

BY SUSANNA ZANDONÃ

“Quello che basta” è l’ultimo singolo del cantastorie Riki Cellini, scritto grazie al prezioso contributo di Attilio Fontana, attore e compositore romano e del musicista bergamasco Valerio Baggio che ne ha curato anche la produzione artistica.

Noto un filo conduttore che unisce “Quello che basta” a “Canzonissima” (2021). Il tuo stile cantautorale sembra voler riportare in auge l’epoca d’oro del varietà, un genere di intrattenimento ormai estinto, tutto improntato alla comicità, alla danza e ovviamente al canto. Da dove ti è venuta questa idea nostalgica?

Esatto, c’è un filo conduttore tra quest’ultimo lavoro e il precedente: quello della bellezza. ‘Canzonissima’ omaggia quell’Italia che ormai non c’è più, quell’Italia elegante, in bianco e nero ma capace ancora di guardarsi negli occhi e di emozionarsi con le piccole cose. Il Bel Paese che in un certo senso si sono portati con sé artisti come Raffaella Carrà, Corrado, Walter Chiari, Alberto Sordi, Rino Gaetano, Lucio Dalla per citarne qualcuno. Il mio brano e il video rievocano la musica e la tv di una volta, quella della disco music alle porte degli anni ‘70 e del varietà. Nel testo della canzone, nell’arrangiamento e nel clip le citazioni sono tantissime ed è stato emozionante immergersi in quel periodo storico ricco di creatività, intuizioni e icone memorabili. L’apertura di “Quello che basta” l’abbiamo voluta realizzare come una sigla vintage, proprio per dare una continuità alla mia ‘Canzonissima’. Un rimando a ieri per poi ripartire da oggi.

Questa fascinazione per il passato si denota anche nel tuo terzo album “Rettoriano” dove prendi spunto da una performer eccezionale e decisamente sopra le righe: Donatella Rettore, un’icona della musica anni ’80 divenuta famosa per pezzi come Kobra, Lamette, Splendido Splendente… la plasmi a tuo piacimento per comporre la tua Femme Fatale o meglio la tua Diva. Quanta ispirazione trai dalle decadi precedenti?

Rettore è una delle cantautrici della musica italiana più avanti e libere di sempre, anticipatrice di mode, tendenze, generi. Per ‘Rettoriano’ ho ‘rubato’ in punta di piedi alcune sue perle meno conosciute al grande pubblico portandole nel mio mondo musicale. L’esperimento è piaciuto a Rettore e ha dato il là a un’amicizia disinteressata che mai avrei immaginato. Quello con Donatella è un amore nato in tenera età e ti confesso che faccio ancora fatica a credere che la mia diva mi chiami semplicemente per chiedermi: “Cellini!!! Come stai?”. È una donna di una umanità e di una autenticità disarmante, per questo la amo sempre di più. Tornando a noi, gli anni ‘80 ovviamente sono grande fonte di ispirazione per le mie canzoni e la mia musica. È un decennio che ho vissuto, amato e in quasi tutte le mie produzioni, in qualche modo, echeggia quel periodo technicolor e di sperimentazioni.

Ma torniamo al tuo singolo: “così o cosà, come mi vuoi?”, questa strofa di apertura apparentemente innocente, nasconde un ingegnoso espediente, ovvero una pungente provocazione che vestita di ironia, riassume in un’unica battuta quella prerogativa di essere perennemente in bilico tra indecisione e volubilità. Un paradigma, capace di far sentire confusi riguardo alle vere priorità. Ne vuoi parlare?

Hai colto nel segno! Sono proprio i milioni di impulsi che riceviamo al giorno e che ci lanciano in un ipertutto dove riconnetterci con la nostra parte più intima è diventato un lusso impossibile, soprattutto per l’algoritmo che ci vuole sempre più sul ‘pezzo’. Oggi abbiamo un tutorial per ogni cosa, un santone o un guru per ogni occasione. I mezzi di comunicazione del nuovo millennio ne ha generati un’infinità e ha smarcato l’arroganza, l’ignoranza, il dire per forza qualcosa pur di apparire. Questa canzone parte proprio da qui, da questa provocazione per poi fare un tuffo in una parte più semplice ma profonda di noi, quella del sentire inteso come ascoltarsi. Parla del momento in cui decidiamo di chiederci dove stiamo andando e ci permettiamo di rallentare per riprendere possesso di noi, di occhi che abbiamo avuto il tempo di guardare e ricordare, solo perché eravamo li e in nessun altro multiverso.

La vita stessa ci richiede di essere “così o cosà”: versatili, multitasking, smart… forse facendoci sentire spesso inadatti o superati. Quale è la tua visione in merito?

Sono sempre rimasto fedele a me stesso, nella vita come nella musica. Non mi butto nella mischia, non sono multitasking, né smart. Versatile, curioso, appassionato invece lo sono sempre stato e le mie canzoni ne sono una dimostrazione evidente. Mi piace esplorare territori diversi, confrontarmi, mettermi in gioco. Ho avuto la fortuna e il privilegio di poter collaborare, in ambiti differenti della comunicazione, con professionisti che mi hanno dato l’opportunità di formarmi, crescere, scegliere, decidere, evolvere.

Cosa è per te a-mare?

È un gioco di parole: amare/a mare! Amo il mare. Virginia Woolf scriveva: ‘Ogni onda del mare ha una luce differente, proprio come la bellezza di chi amiamo’. Condivido questo suo pensiero.

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